Esiste una importante differenza tra la percezione che si ha sulla qualità di un prodotto e le sue reali qualità. I continui messaggi che ci arrivano dall’esterno e da cui oggi siamo inondati spesso sono in grado di distorcere la realtà e influenzare radicalmente e negativamente le nostre scelte. Sempre più spesso le scelte politiche, sia a livello internazionale che nazionale, sono influenzate dai grandi gruppi internazionali i quali detengono un potere sempre maggiore. In questo contesto spesso i consumatori non solo sono tenuti all’oscuro sulla reali caratteristiche, qualità e provenienza dei prodotti alimentari, ma, cosa ancor più grave, vengono anche facilmente fuorviati e indirizzati verso direzioni opposte a quelle reali. E’ il caso del settore dell’olio di oliva dove informazioni distorte che si sono fatte passare nel tempo hanno completamente stravolto e degradato un settore di assoluto pregio dell’economia Italiana. Quello a cui abbiamo assistito dal dopo guerra ad oggi è un progressivo, programmato e scientifico appiattimento del gusto dell’olio, portato avanti dai grandi gruppi aziendali che effettuano produzioni di massa e che difficilmente vogliono perseguire canoni di reale qualità di prodotto. Nella migliore delle ipotesi queste realtà propongono miscele di olii extra vergine di oliva provenienti da luoghi diversi e di bassa qualità che spesso hanno un gusto molto piatto. Giusto l’esatto opposto di ciò che dovrebbe rappresentare un olio extravergine di oliva, dove le peculiarità del prodotto dovrebbero venir fuori al gusto in modo deciso. Per non parlare del gran numero di sofisticazioni presenti nel settore. Oggi il paradosso, che vivo sulla mia pelle di piccolo produttore di olio di oliva, è che spesso il consumatore non è in grado di riconoscere il prodotto buono da quello cattivo. Mi capita sentire gente che preferisce “gusti delicati e piatti” di prodotti in cui le caratteristiche positive e salutari sono quasi del tutto perse, rispetto a gusti etichettati come “troppo forti” dove invece sono ben percepibili le sensazioni di amaro e piccante, sinonimi di buona qualità. Considerati i grandissimi interessi in gioco, tutto ciò è stato possibile grazie a politiche europee accondiscendenti ai grossi gruppi internazionali, a cui tutti gli Stati, a cominciare dall’Italia, si sono inchinati senza neppure protestare. Oggi l’Italia, dopo la Spagna, è il secondo produttore mondiale di olio al mondo, ma allo stesso tempo è il più grande importatore di olio dall’estero. Siamo proprio così certi che sia realmente Italiano tutto il così tanto pubblicizzato e rinomato made in Italy” ?
Nel Gennaio 2014 negli Stati Uniti, sul New York Times è stata pubblicata una vignetta sull’olio di oliva che ha alzato un gran polverone all’opinione pubblica. Il fumetto è chiamato “Il Suicidio dell’olio di Oliva” ed è stato proposto da un giornalista americano, Nicholas Blechman, che ha ripreso numerose documentazioni e denunce anche di alcuni colleghi italiani che hanno provato a spiegare come in questo settore i conti non tornano. In sintesi la vignetta parla di un prodotto Italiano di assoluta eccellenza quale è l’olio extra vergine di oliva che negli anni è stato degradato a prodotto medio/scarso e venduto a prezzi bassissimi nei grandi magazzini di tutto il mondo. Praticamente un prodotto Italiano di altissimo pregio che si è suicidato !!!! Come ribadito da tanti onesti produttori e da tanti reportage televisivi è impossibile produrre un olio extravergine di oliva di buona qualità e poi commercializzarlo al di sotto dei costi di produzione. C’è qualcosa che non va e nessuno fa niente per risolvere il problema. Nonostante i proclami, spesso la politica va proprio nella direzione opposta e avvantaggia i poteri forti e le produzioni di massa a danno delle piccole realtà che trovano degli enormi ostacoli solo a proporre produzioni di reale qualità.
Fortunatamente qualcosa sta cambiando e anche grazie ad una maggiore possibilità di reperire informazioni la gente comincia ad aprire gli occhi.